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a politica costa troppo. C'è chi cerca di limitare gli sprechi e chi, invece, prosegue col vecchio andazzo.
Il primo caso è quello del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che sta varando una bozza di decreto da inserire nella manovra triennale da 40/45 miliardi di euro.
Una sforbiciata robusta ai vecchi vici del Palazzo, quella stratificazione di benefit e vitalizi che pesano sui contribuenti italiani.
La tabella tremontiana prevede un livellamento degli stipendi degli amministratori "tanto centrali quanto regionali, provinciali o comunali" in linea con la media europea, la riduzione del parco di auto-blu, misure più strette per i voli di Stato (nel 2010 iscritti a bilancio per 38,6 milioni) limitati alle prime quattro cariche istituzionali.
E ancora basta benefit come biglietti gratis, viaggi in prima classe e così via.
Il secondo caso, invece, è quello di Gianfranco Fini.
Il presidente della Camera non si cura del clima di austerity e ha messo annunci per trovare una nuova sede per gli uffici della presidenza di Montecitorio.
Un'esigenza che corrisponde a numeri adeguati: il palazzo in centro a Roma richiederà alle casse dello Stato una spesa intorno ai 400 milioni di euro.
Non uno scherzo.
E soprattutto non una gran prova di tempismo, proprio come le affermazioni "doppiopesistiche" su due scandali, quello della casa a Montecarlo e l'inchiesta sulla P4.
Blog Capo d'Orlando
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