mercoledì 15 febbraio 2012

Siamo il bancomat dei partiti: regalati 2 miliardi in vent'anni

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Tema sociale: No alla Droga
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Siamo il bancomat dei partiti: regalati 2 miliardi in vent'anni


Rimborsi elettorali, l'ultima cresta è stata fatta alle regionali del 2010. 

Il Pd ci ha guadagnato di più: ha ricevuto 51,8 mln



L’ultima truffa è certificata da una edizione speciale della Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre scorso. 

Due volumoni di migliaia di pagine che rappresentano il record assoluto della storia della Repubblica: sono contenuti tutti i bilanci integrali 2010 dei partiti politici che percepiscono rimborsi elettorali da parte dello Stato. 

Sono 67 partiti, un vero primato. 

E fra loro la maggiore parte sono quelli che si sono spartiti i rimborsi per le regionali 2010. 

Ed è proprio in quella parola - rimborsi - che è contenuta la truffa. 

Perché solo i partiti e le liste principali hanno ottenuto 169,5 milioni di euro, mentre certificavano spese per la campagna elettorale per 60 milioni di euro. 

Un rimborso che è tre volte la spesa sostenuta è una vera truffa, e non sarebbe concesso in nessuna società privata.

DOPPIA MISURA

Provate a presentare al lavoro una ricevuta taxi da 10 euro e pretenderne 28 dall’amministrazione del vostro ufficio. 

Vi fanno volare giù dalla finestra. 

Ma ai partiti questo è consentito. 

Così hanno sempre fatto in questi anni. 

Da quanto c’è la legge sui rimborsi elettorali hanno incassato circa 2 miliardi di euro più di quanto hanno speso per le varie competizioni elettorali, dalle politiche, alle amministrative, alle europee. 

In quei due tomi della Gazzetta ufficiale ci sono tutte le cifre di uno dei più macroscopici raggiri compiuti ai danni dei contribuenti italiani. 

Nelle regionali 2010 la cresta dei principali partiti è ammontata a 109 milioni di euro, e vale da sola il 182,12% più delle spese veramente effettuate. 

Siccome prendono tutti i contribuenti come fossero la cassa del loro personale Casinò, in quella media c’è chi ha fatto un colpaccio clamoroso e chi meno. 

E perfino chi come Marco Pannella ufficialmente ci ha rimesso le penne, spendendo di più di quel che ha incassato.

Il re del Bingo della politica è stata la Lista per Scopellitti presidente in Calabria. 

Le cifre assolute non sono gigantesche, ma in percentuale è quella che ha fatto l’affare più clamoroso: ha speso poco più di 51 mila euro in campagna elettorale e lo Stato le rimborsa più di un milione di euro. 

Ha guadagnato 991.299 euro in un colpo solo, pari al 1.911,23% di quel che ha speso in una vincente campagna elettorale. 

Subito alle spalle c’è il partito di Nichi Vendola, Sel. 

Ha guadagnato 3,6 milioni di euro netti, pari al 1.412,77% dei 258.796 euro dichiarati come spesa nella campagna elettorale delle regionali. 

Fra chi si è visto rimborsare più di 100 euro ogni euro speso ci sono anche Clemente Mastella, che ha guadagnato con le regionali quasi un milioncino e Francesco Rutelli che con la sua Api ha speso 82.829,70 euro vedendosene rimborsare 972.453, più di dieci volte tanto. 

Fra i grandi partiti quello che ha fatto il maggiore affare nella grande truffa dei rimborsi elettorali è stato il Partito democratico di Pier Luigi Bersani, che in valore assoluto si è portato via l’utile elettorale più consistente.

Ha speso per le regionali 14 milioni di euro e si è visto rimborsare 51,8 milioni di euro, guadagnando netti 37,6 milioni. 

Storicamente la sinistra è quella che ha portato via le somme più consistenti dalle finanze pubbliche speculando sui rimborsi elettorali. 

Il Pdl ha preso più rimborsi degli avversari (53,4 milioni di euro), anche perché ha vinto le regionali e preso più voti. 

Ma per correre ha speso molto di più del Pd: 20,7 milioni di euro. 

Alla fine anche lì ci si è portati via un bel tesoretto da 32,6 milioni, che vale il 157% di quello che effettivamente è stato speso.

CHI SBANCA LA CASSA

Alle
regionali le liste si sono moltiplicate, ma l’unica che ha davvero sbancato la cassa dei rimborsi elettorali grazie al super risultato fatto nel Lazio è Renata Polverini: ha preso un rimborso di 5,9 milioni di euro, record per mini liste locali. 

Ma ha speso tantissimo: 4,04 milioni di euro. 

E alla fine è fra quelli che hanno lucrato meno sui rimborsi: il guadagno è stato di 1,9 milioni di euro, pari al 47,51% della spesa sostenuta. 

In fondo alla classifica è restato Pannella, il solo che ha speso più di quanto ricevuto in cambio. 

Vero però che la sua principale candidata, Emma Bonino, è stata finanziariamente sostenuta soprattutto dal Pd e dall’alleanza di sinistra che poi ha goduto dei rimborsi. 

Anche Antonio Di Pietro ha fatto un bel bingo alla cassa delle tasche degli italiani: si è guadagnato 10 milioni di euro, e cioè circa tre volte quanto ha speso in campagna elettorale. 

Umberto Bossi ha realizzato un utile anche superiore: 13,7 milioni di euro, ma in  campagna elettorale ha speso non poco: 8,7 milioni di euro.







Webmaster Emanuele Cosentino

mercoledì 1 febbraio 2012

"Bruxelles vada all'inferno"

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"Bruxelles vada all'inferno"

L'Unione ci riserva solo fregature: dimezziamo il debito e poi usciamone 


L'Europa rifiuta di darci una mano nella gestione disperata dell’emergenza immigrati (sottovalutata anche dai cittadini italiani), ci siamo mai chiesti: «Perché stare nell'Ue?»

Ma la risposta al quesito è una sola: abbiamo un debito pubblico mostruoso e siamo costretti a emettere Bot a tonnellate, molti dei quali sottoscritti da Paesi della comunità. 

Se l’Italia uscisse dal club, le aste dei nostri titoli di Stato rischierebbero di essere mortificate. 


Il che ci costringerebbe a portare i libri in Tribunale, come si dice per le aziende in fallimento.


Tutto qui. Non c’è altra ragione per rimanere agganciati a Bruxelles e Strasburgo, pachidermi burocratici cui abbiamo dato molto senza ricevere nulla in cambio, se non umiliazioni come quella inflittaci da Francia, Germania e Inghilterra sui profughi. 


Parliamoci senza ipocrisie. 

Abbiamo sempre avuto un complesso di inferiorità nei confronti delle Nazioni a Nord e a Ovest della nostra, e abbiamo cercato di superarlo sognando di entrare in società con esse. 


Ecco perché partecipammo con entusiasmo alla fondazione della Unione europea, che inizialmente aveva un’altra denominazione: Mec ossia Mercato comune europeo.


Ci eravamo illusi, sedendo a tavola coi grandi, di sentirci un pò meno piccoli


E invece abbiamo continuato a comportarci da nani col risultato di farci considerare tali. 

Basti pensare a quando eravamo in procinto di entrare nella moneta unica. 

Romano Prodi, allora premier, ci obbligò a sopportare un supplemento di torchiatura fiscale: la cosiddetta tassa per l’Europa (che seguiva manovre finanziarie sanguinose) finalizzata a farci raggiungere i parametri minimi imposti dai trattati. 

Conquistato l’euro, organizzammo una gran festa nella capitale belga. 

Gli italianucci brindavano all’evento; sembrava avessero vinto al Superenalotto. 

Viceversa inneggiavano a una fregatura. 

Perché il Professore, ebbro per l’obiettivo centrato («non siamo stati esclusi dall’Olimpo»), concordò un cambio da strozzo: 1936 lire per un euro

Un suicidio. 


Esaurita l’euforia di chi, nonostante le pezze al culo, è stato invitato a corte, ci accorgemmo ben presto di essere ancora più poveri.


Nei primi anni del terzo millennio, si svolse un’inchiesta che dimostrò come il potere d’acquisto degli stipendi fosse stato quasi dimezzato. 


Un dato di fatto incontrovertibile. 

Ciò che fino a un paio di anni prima era costato mille lire, ora costava un euro. 

Bell'affare. 

Fummo accusati di irresponsabile antieuropeismo, di cecità, leghismo, egoismo. 

Parlare male dell’euro era come sputare su Garibaldi. 


La mentalità corrente non è mutata: i sudditi di Bruxelles sono ancora convinti sia una immensa fortuna essere soci dell’Ue, anche senza avere diritto ai dividendi, ma col dovere di versare cospicui contributi per pagare le “spese condominiali”.


La domanda del giorno, visto che siamo stati snobbati quando abbiamo reclamato un aiutino ad assorbire i clandestini, è questa: perché contiamo tanto poco in Europa? 


La sinistra dà la colpa indovinate a chi? 

A Berlusconi perché negli incontri internazionali fa cucù alla Merkel, e perché la sua sarebbe una politica stracciona. 

Figuriamoci. 

Non abbiamo peso adesso (e non lo abbiamo mai avuto) per un motivo drammaticamente semplice: i parlamentari italiani eletti a Strasburgo sono per lo più mediocri, una minoranza sa l’inglese e/o il francese, quasi tutti scaldano lo scranno, non fanno squadra, sono incalliti assenteisti, e nel momento in cui bisogna assumere decisioni importanti non sanno neppure di cosa si discuta. 

Peggio, si dividono sul voto. 


Quelli di sinistra poi si divertono un casino a dare addosso all’Italia nella speranza di trarne vantaggi elettorali.



I nostri rappresentanti sono svelti e puntuali ed esperti solamente nella compilazione dei rimborsi spesa e nella riscossione dell'indennità di carica. 

I colleghi stranieri, consapevoli di tutto ciò, ridono. 

Ridono degli italiani in genere, giudicandoli pasticcioni, bontemponi senz’arte né parte. 

Aggiungete che le amministrazioni locali del Mezzogiorno non sono in grado di attingere ai fondi a loro disposizione per realizzare opere infrastrutturali, e il quadro è completo. 


Da imbecilli ci comportiamo e imbecilli siamo ritenuti.


Così si spiega la nostra irrilevanza. 


Abbiamo un bel dire che con tutti gli immigrati che ci stanno fra i piedi meriteremmo un ausilio comunitario, in considerazione del fatto che essi, venendo nella nostra Patria, vengono in Europa e creano un problema continentale oltre che nazionale. 


Francesi e tedeschi ci sfottono apertamente: arrangiatevi.


Dobbiamo fare buon viso a cattivo gioco o ribellarci? 


Nel primo caso, smettiamola di piagnucolare e atteniamoci alla volontà della Ue e cerchiamo di migliorare i rapporti con essa. 

Nel secondo, adottiamo norme speciali (tipo respingimenti), ma non stupiamoci se poi ci buttano fuori dal “consorzio”, e affrettiamoci a dimezzare il debito pubblico rinunciando a che altri ce lo finanzino. 

È il solito discorso. 

Si può essere autonomi solo se si è indipendenti economicamente. 

O si scioglie questo nodo o saremo sempre gregari e immersi nei guai. 

Guai destinati ad aumentare nei prossimi mesi, perché la guerra idiota che pure noi combattiamo non ha ancora prodotto tutti i suoi effetti nefasti: mezza Africa è in ebollizione e si attrezza per invaderci e islamizzarci. 

Quando anziché ventimila extracomunitari, ne sbarcheranno qui - e succederà - duecentomila o due milioni, che faremo? Il cuscus.






Webmaster Emanuele Cosentino