mercoledì 27 luglio 2011

Pensione d’oro, Amato chiede agli italiani di “fare sacrifici”


Giuliano Amato (31mila euro di pensione al mese) chiede agli italiani di “lavorare di più”.

Ci risiamo, Giuliano Amato, forte della sua pensione d’oro (31mila euro al mese) e di un’incredibile faccia di bronzo, torna a chiedere agli italiani di fare sacrifici. 
In un’intervista al Corriere della Sera ribadisce che vuole la patrimoniale per le famiglie, sfotte  i lavoratori dicendo che stanno in vacanza ogni settimana dal giovedì al lunedì e chiede che “lavorino di più”. 

Dice che ci vuole “uno sforzo per la ricchezza di tutti”. 

Detto da uno che ha tagliato le pensioni degli italiani (con la durissima riforma del ’92) conservando sempre per sé la doppia pensione d’oro (9mila euro da parlamentare, 22mila dall’Inpdap: totale, appunto, 31mila euro), fa un po’ paura.  

Non è che lo sforzo per la ricchezza di tutti si trasforma nel solito sforzo di tutti per la ricchezza di qualcuno? 

E se davvero per il dottor Sottile è arrivata la stagione dei sacrifici, perché non comincia a rinunciare a metà della sua pensione? 

Forse che con  15mila euro al mese (più il gettone della Deutsche Bank di cui è senior advisor) non ce la fa ad arrivare alla fine del mese? 

Forza, professore, dia il buon esempio: vedrà che se per una volta, anziché mettere mano al portafoglio degli italiani prova a mettere mano al suo, ce la farà ad essere finalmente un poco Amato.








martedì 26 luglio 2011

Deputati pranzo di lusso a sette euro

A Montecitorio e Palazzo Madama arrivano ogni giorno inviti per mostre, happening vari, sfilate di moda. 


Il bar della bouvette è in linea con i prezzi di mercato. 


Il ristorante, invece, no. 


Ci costa in media 15 euro, ma la tavola è apparecchiata come un tre stelle Michelin, i camerieri sono in livrea, lo chef è bravo e prepara piatti di grande qualità. 


Al Senato si può mangiare uno spaghetto alle alici a 1,60 euro, un carpaccio di filetto a 2,76 euro, un pescespada alla griglia a 3,55 euro. 


Prezzi ridicoli. 


Pure uno shampoo costa poco: la mitica barberia della Camera, dove un taglio costa 18 euro (al Senato, invece, è gratis). 

Ma i servizi dedicati ai politici non finiscono qui. 



Dentro Montecitorio c'è uno sportello del Banco di Napoli, diventato famoso perché il consigliere Marco Milanese ha movimentato, su un conto dell'agenzia Montecitorio, qualcosa come 1,8 milioni di euro in pochi anni. 


Non è il solo ad aver aperto un conto lì, visto che gli onorevoli possono approfittare di tassi agevolati per mutui e prestiti. 

Molti usano la diaria non per affittare la casa a Roma, ma per comprarla. 



L'importante è essere rieletti. 


Per un mutuo di 150 mila euro a cinque anni il tasso fisso è appena del 2,99 per cento, uno o due punti sotto quello di mercato. 


Idem per un prestito: possono avere un tasso agevolato al 2-3 per cento. 

Anche le prestazioni sanitarie sono rimborsate, c'è chi ha avuto un incidente, in cui ha incidentato la propria auto, ottenendo il rimborso di 580 euro in massaggi, e il Parlamento gli paga cinque giorni di cure termali l'anno. 

Altri benefit: occhiali gratis, psicoterapia pagata, massaggi shiatsu, balneoterapia. 



Tutti servizi destinati a oltre 5.500 persone, tra deputati e familiari. 


Alla Camera, poi, non si chiama mai il 118: ci sono anche alcuni infermieri nascosti tra gli scranni dell'Aula adibiti a "rianimare" il deputato nel caso si sentisse male. 


Costano al contribuente 650 mila euro l'anno. 

Dopo una vita da nababbo, l'ex parlamentare o il consigliere non viene abbandonato dalla casta. 



L'assegno di fine mandato non si nega a nessuno, e il vitalizio scatta per tutti. 


Per prendere una pensione bastano cinque anni di mandato alla Camera o al Senato, (in media 6 mila euro a testa al mese), per una spesa che nel 2013 toccherà i 143,2 milioni di euro l'anno. 


Tra le Regioni solo l'Emilia-Romagna ha abolito il vitalizio, tutte le altre non ci pensano nemmeno: così nel Lazio può accadere che gli ex e i trombati si prendano 4 mila euro al mese ad appena 55 anni. 

Non male, in tempo di crisi.









Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

mercoledì 20 luglio 2011

Tagliare le Province, perchè no!


Le Province sono enti superflui e troppo spesso privi di impatto, le 


cui competenze  potrebbero essere agevolmente ripartite tra Regioni 


e Comuni. 

Inoltre, il costo supera i 16,5 miliardi di euro all’anno, che potrebbero essere spesi meglio per una serie di obiettivi.

Per esempio, la ristrutturazione, la manutenzione e la messa a norma degli istituti scolastici, a vantaggio delle comunità locali. 

Al contrario, negli ultimi anni, abbiamo assistito all’aumento ingiustificato del numero di questi enti, per motivi di esclusivo tornaconto politico. 

Il Governo sembrava orientato ad avviare un taglio delle province con la manovra finanziaria, ma lo ha fatto in modo pasticciato, secondo criteri assai discutibili e senza un disegno complessivo. 

Comprendiamo tutte le difficoltà di carattere tecnico-legislative, ma, come spesso accade, crediamo che le pressioni del ceto politico, che nelle province gode di un bacino di più di 4mila incarichi, abbiano avuto la meglio. 

Il Governo ha fatto retromarcia e la riforma è oggi rimandata al cd. 

Codice delle autonomie. 

Intervenire in questa direzione, viceversa, avrebbe permesso un risparmio e un miglior uso della spesa pubblica, laddove questa è altamente improduttiva e senza reali effetti per i cittadini, ed una migliore ripartizione di funzioni, competenze e impiegati pubblici.

A ciò si aggiunga che le Province non sono coerenti con una vera riforma federale della Repubblica, la loro origine è quella di mere articolazioni locali del potere governativo centrale ed oggi ormai servono soprattutto alla riproduzione del ceto politico. 

Viceversa, con una profonda razionalizzazione o, addirittura, con l’abolizione di questi enti, che si potrebbe valorizzare maggiormente il ruolo attribuito dalla riforma del Titolo V alle Regioni. 

Queste ultime dovrebbero definire il quadro giuridico per le competenze liberate dalle Province e, in questo quadro, si dovrebbero istituire “accordi funzionali” tra Comuni. 

Potrebbe essere questa un’opportunità, infine, per valorizzare al 


meglio la sussidiarietà dell’art.118 u.c. della Costituzione 


e promuovere la partecipazione dei cittadini nella dimensione 


pubblica locale.










Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

martedì 19 luglio 2011

Le disastrose condizioni dell'autostrada A20 Palermo Messina

È impensabile pensare a qualsiasi ipotesi di sviluppo non soltanto del turismo, ma anche degli altri settori produttivi, con autostrade così malconce”. 

La disastrosa situazione dell’Autostrada A20 Messina – Palermo, devastata da una miriade di cantieri, interruzioni, deviazioni e asfalto deformato.

Bisogna assumere una netta presa di posizione nei confronti di un’autostrada che è diventata un vero e proprio percorso a ostacoli, che rende difficile la vita dei viaggiatori, oltre a rappresentare un serio pericolo per la loro stessa incolumità. 

La Palermo-Messina, è ridotta in condizioni davvero pietose, che mettono a repentaglio la sicurezza degli automobilisti, e, certamente, ne mettono a dura prova il sistema nervoso, allungando all'inverosimile i tempi di percorrenza. 

Ci sono tratti davvero impresentabili, come tra Sant'Agata Militello e Rometta, un continuo di cantieri, alcuni aperti da tempo, interruzioni, deviazioni e asfalto in alcuni tratti deformato.

“È inaccettabile  una situazione di questo genere, un biglietto da visita degradante, per i turisti e i viaggiatori che si accingono a giungere in Sicilia e nelle Eolie per le vacanze estive. 

Il tutto è reso ancora più insopportabile dal fatto che molti interventi tra quelli da attuare sono di poca consistenza economica e facile realizzazione, bisogna darsi una mossa, perché un’autostrada in simili condizioni contribuisce a macchiare il buon nome della Sicilia, allontanando i turisti dall’Isola.

“È necessario, porre rimedio a questa situazione, restituendo alla Sicilia e alla provincia di Messina un'autostrada degna di questo nome”.

Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

I costi della politica

"Basta parlare bisogna fare i fatti". 


E' necessario tagliare i costi della politica.


Senza la sobrietà della politica, senza buona politica non si va da nessuna parte. 
Camera e Senato si consultano e muovono insieme i primi passi, in vista dell'esame dei rispettivi bilanci interni, per raccordare i possibili tagli alle spese del Palazzo. 
Questo pomeriggio alle 17 si riuniranno i collegi dei Questori dei due rami del Parlamento per raccordare i possibili interventi. 
Giovedì, invece, si riunirà l'ufficio di presidenza della Camera per definire i tagli riguardanti Montecitorio.
Sullo stesso tema, si confronteranno anche gli uffici legislativi dei ministri. 
All'ordine del giorno del pre Consiglio dei ministri figura infatti anche la prima valutazione della bozza di riforma della seconda parte della Costituzione elaborata dai ministri leghisti Bossi e Calderoli che propone, fra l'altro, di costituzionalizzare il criterio di definizione degli stipendi parlamentari, parametrando le indennità «in misura corrispondente alla loro effettiva partecipazione ai lavori secondo le norme dei rispettivi regolamenti».
La bozza, inoltre, prevede il dimezzamento del numero complessivo dei parlamentari: da 945 a 500, 250 deputati e 250 senatori. 
Con compiti e funzioni distinte fra i due rami del Parlamento, mettendo fine al bicameralismo perfetto.
Staremo a vedere..................
Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

venerdì 15 luglio 2011

Un terzo dei deputati dell’Ars hanno procedure giudiziarie.

Dal sito: http://www.linkiesta.it

Un terzo dei deputati dell’Ars hanno procedure giudiziarie. 


Sono onorevoli colleghi i deputati di Palazzo dei Normanni che ad oggi sono iscritti nel registro degli indagati della magistratura siciliana. 


Con il rinvio a giudizio del deputato Franco Mineo di Forza del Sud, ritenuto prestanome dei boss del quartiere Acquasanta di Palermo e l’arresto di Caetano De Luca (Sicilia Vera) per tentata concussione e peculato sarebbero 27 dal 2008 ad oggi, su una compagine governativa di 90, i deputati interessati da procedure giudiziarie di vario titolo. 


Sono quattro gli arresti che dallo scorso novembre ad oggi hanno interessato deputati regionali.


Ventisette su novanta deputati dell’Assemblea regionale siciliana hanno procedure giudiziarie in corso. 


In Sicilia ben 80.000 persone sono a libro paga della Regione, a fronte delle 3.700 della Lombardia e delle 2.700 dell’Emilia Romagna. E intanto cresce l'insofferenza per l'accordo del Pd con il governatore Lombardo
Una quindicesima legislatura da ricordare per il presidente della Regione Raffaele Lombardo stesso che, nell’inchiesta Iblis partita lo scorso novembre dalla procura catanese, era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. 
Tesi oggi demolita. 


Ora la Procura di Catania, infatti, ha stralciato la posizione dei fratelli Lombardo e di Ferdinando Bonanno l’imprenditore di Eurospin Sicilia Spa, mentre le indagini continuano per gli altri 53 imputati dell’inchiesta Iblis (erano 56). 


La più grossa inchiesta nel catanese che ha fatto emergere i rapporti tra mafia, politica ed economia. 


Ora il fascicolo è stato avocato ai quattro giudici che avevano inseriti tra i nomi quelli dei Lombardo’s. 


L’inchiesta sarà ora coordinata da Michelangelo Patanè, procuratore capo facente funzioni che, partendo dalla recente sentenza di assoluzione in Cassazione per Calogero Mannino a tutela di Lombardo spiega che «l’ipotesi di reato non avrebbe retto in sede di giudizio».
Stessa inchiesta catanese dove è stato arrestato, per concorso esterno, un altro deputato centrista Fausto Fagone ( Pid), seguito dall’ex Pdl Giovanni Cristaudo (ora Alleati per la Sicilia). 
Fagone però è stato scarcerato nei giorni scorsi e ha rassegnato le dimissioni dall’Ars. 
Arresti partiti a novembre e ancora in corso d’opera. 
A marzo, ai domiciliari è finito il deputato ragusano del Mpa Riccardo Minardo. 
Indagato per truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea. 
L’onorevole Riccardo Minardo è politico molto noto in quella area molto ricca della Sicilia. 
Democristiano doc, poi Ccd e Cdu, passa per l’Udr di Cossiga, poi Forza Italia ed approda nel Mpa. 
Ma la sua notorietà è dovuta anche alla presenza del fratello Saro Minardo, petroliere e imprenditore di punta. 
Voci di corridoio dicono che prima di diventare imprenditore facesse il bidello.
Riccardo Minardo è stato arrestato dalla guardia di finanza di Ragusa per associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato e dell’Ue. 
Una storia nota da tempo e che riguardava la «gestione privatistica» di fondi statali ed europei riservati al Copai, il Consorzio Provinciale dell’area Iblea, nel ragusano. 
Oltre a quello dell’Ars dove poteva vantare un ruolo di tutto rispetto come presidente Affari istituzionali all’Ars, Minardo è stato l’artefice a Modica del “Mpd” (ma la sigla è una trovata giornalistica) cioè dell’accordo tra Pd ed Mpa. Palazzo dei Normanni nei giorni scorsi è stato sconvolto dall’ennesimo fatto curioso. 
L’Ars ha salvato con il voto d’aula Santo Catalano. Il deputato, eletto nel Mpa e poi approdato al Pid era subentrato a un altro collega che non si poteva candidare perché aveva patteggiato una condanna per falso, abuso d’ufficio per abusivismo edilizio.
Con voto a scrutinio segreto e trasversale è stata respinta la richiesta della commissione verifica poteri che aveva deliberato la decadenza del politico per «incandidabilità originaria». 
Mala tempora anche per il Pd. 
Fine senza allori anche per Gaspare Vitrano (Pd), arrestato in flagranza di reato dopo avere incassato una mazzetta di diecimila euro. 
Anche per lui non c’è più il carcere ma l’obbligo di non risiedere in Sicilia. 
«Ormai le istituzioni italiane - dice Orazio Licandro della segreteria nazionale della Federazione della Sinistra a proposito dell’arresto di De Luca - a cui non sono estranee quelle siciliane, sono profondamente infiltrate dalla criminalità. 
È vera la presunzione di innocenza e attenderemo il lavoro della magistratura, ma certamente un parlamentare che in così poco tempo cambia sei volte casacca non lo reputiamo mosso da nobili ideali in politica. 
Per liquidare questa ennesima degradante vicenda siciliana c’è da usare davvero lo slogan di De Luca, ovvero demoliamo la Regione».
«Demoliamo la regione» e si mette in mutande all’Ars
Originalità era il leit motiv della carriera politica di Cateno De Luca che in due anni ha fatto un notevole mutamento politico. 
Sindaco di Fiumedinisi, un paesino del messinese è passato attraverso il Mpa, poi il Gruppo Misto, ancora Forza del Sud e poi Pdl prima di fondare il movimento “Sicilia vera”. 
Una storia conclusa, almeno per il momento, per l’arresto per tentata concussione e falso in atto pubblico nella sua attività di sindaco di Fiumedinisi. 
Lo stesso che voleva demolire la Regione e si è denudato nell’assise regionale. 
Fu eletto all’Ars nel 2006 con il Mpa di Lombardo con quasi 9 mila voti di preferenza, una perdita per il gruppo autonomista quando lasciò i lombardiani, una breve frequentazione a Forza del Sud, il movimento fondato da Gianfranco Miccichè e Michele Cimino, del quale divenne capogruppo. 
Una scelta momentanea che poi lo ha portato a fondare “Sicilia Vera” e entrare nel Pdl.
La Terza via. Cambia il vento anche in Sicilia?
C’è una Terza via alla quale fanno riferimento tutte le forze della sinistra che si sono riunite a Catania nei giorni scorsi per resuscitare una “questione morale”. 
Sono venuti da tutta la Sicilia e comprendono partiti che vanno da Rifondazione, a Sinistra e Libertà, passando per l’Italia dei Valori, Arci, Libera e per Un’altra storia, il gruppo nato dalla candidatura della eurodeputata Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso da Cosa nostra. 
C’è anche una parte del Pd che non vede di buon occhio l’accordo regionale con il movimento di Lombardo. 
Si sono incontrati per fare il punto dopo l’ennesimo arresto di un deputato e lanciare l’idea di una nuova Sicilia. 
Chiedono un’alternativa alla attuale situazione politica, rinnovamento e al Pd di sciogliere l’accordo con il Mpa. 
«C’è un sistema di aumento delle clientele - ha concluso Renato Costa della Cgil- Ben ottantamila persone a vario titolo sono al libro paga della Regione, a fronte delle 3700 della Lombardia e 2700 dell’Emilia Romagna». 
Una questione morale che già lo scorso novembre dopo l’arresto di Fagone era riemersa. 
«E’ necessario- aveva detto Antonello Cracolici, capogruppo del Pd all’Ars - che la politica faccia una rigorosa selezione della classe dirigente», la stessa posizione che aveva anche Giuseppe Castiglione coordinatore del Pdl Sicilia: «E’ necessario un codice e una maggiore assunzione di responsabilità». 







Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

martedì 12 luglio 2011

La carica dei consulenti, speso un milione di euro in sei mesi


Ad oltre un milione e duecentocinquantamila euro ammonterebbero le spese lorde che la Regione Sicilia ha sostenuto per gli incarichi di consulenza in corso o conclusi nei primi sei mesi dell’anno.


A renderlo noto l'inchiesta realizzata da ASud'Europa, il settimanale di politica curato dal Centro Pio La Torre. 

I dati riportati, aggiornati al 30 giugno scorso, sono stati pubblicati sul sito della Regione. 



Secondo la «mappa» stilata dall'inchiesta in totale sono 103 le consulenze richieste, otto delle quali a titolo gratuito. 


Di queste, 34 sono state affidate dalla Presidenza della Regione, per un totale di 704.000 euro, soltanto una quella richiesta dall’assessorato all’Ambiente. 


Si legge ancora nelle pagine diASud'Europa come la spesa lorda media per ogni incarico di consulenza sia di oltre 13.000 euro, cifra che sale a 20.718 euro per le consulenze della Presidenza.


Cresce dunque l'esercito di «consulenti» ed «esperti» che grava sempre più sulle casse pubbliche, così la Presidenza della Regione ha rinnovato la propria fiducia a Francesco Micali, 22 anni, vice presidente dell'associazione «Giovani di Giampilieri» (il villaggio devastato l'1 ottobre 2009 da un disastroso nubifragio) che si occuperà per un altro anno di informazione alla cittadinanza delle zone alluvionate e di progettazione e ripresa economica e sociale del territorio per una cifra di 22 mila euro lordi. 


Nel suo curriculum, pubblicato sul sito della Regione Sicilia, spicca l'esperienza maturata come pianista di pianobar per serate e organista per matrimoni su richiesta, nonchè l'attività come professore privato di latino, greco, storia, filosofia e di avvio allo studio del pianoforte. 


È soltanto una delle 34 consulenze, tra rinnovi e nuovi incarichi, richieste dalla Presidenza della Regione per una spesa che, nei primi sei mesi dell'anno ha raggiunto quota 704 mila euro. 


In totale, nel primo semestre del 2011, la «voce» consulenze della Regione Siciliana supera il milione 
e duecentomila euro, frutto di 103 incarichi richiesti dai vari assessorati.

Dopo la Presidenza della Regione, è l'assessorato all'Economia che ha impegnato la cifra maggiore: oltre centocinquantamila euro dall'inizio dell'anno per undici consulenze. 
L'assessorato guidato dall'avvocato Gaetano Armao è anche il più «internazionale», avvalendosi di due esperti nati all'estero. 
La divulgazione delle consulenze richieste dagli uffici della pubblica amministrazione rientra nell'ambito dell'Operazione Trasparenza avviata nel giugno 2008 dal Ministro Renato Brunetta, in pieno accordo con il Garante della privacy. 


Così tra le carte pubblicate sul sito del ministero - 1200 pagine soltanto per le consulenze siciliane - spuntano docenti di chitarra (4.800 euro per sei mesi in una scuola di Barcellona Pozzo di Gotto) o esperti in «monitoraggio e caratterizzazione delle popolazioni siciliane di Rana verde» come la dottoressa Giovanna Perricone, che fino al marzo scorso, per 3 mila euro, ha collaborato a una ricerca dell'università di Palermo sull'anfibio isolano.


                                                                                                           






Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

domenica 10 luglio 2011

Anche gli ex deputati viaggiano a nostre spese

«Sì, viaggiare... Evitando le buche più dure...», cantava Battisti nel 1977. 

«Sì, viaggiare... Evitando di pagare...», canta ancora oggi un drappello di ex deputati e senatori. 

I quali ci costano, soltanto per mandarli in giro chissà perché, 1 milione e 750mila euro l’anno. 

Di questo tesoretto la Camera scucirà 1 milione e 200mila euro, il Senato «appena» 550mila.

Gli spostamenti dei «furono» onorevoli, siano essi trasferte di lavoro o gitarelle fuori porta, restano a carico della collettività. 

Tizio e Caio ci hanno rappresentati nella fabbrica delle leggi anche solo per una legislatura?

Beneficenza di Stato che, a dire il vero, sta subendo un colpo di cesoie rispetto a prima, quando il benefit era vita natural durante e copriva tutti i mezzi di trasporto possibili e immaginabili.

Ora non più. 

L’anno scorso, perentorio, il presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani, ha dato mandato al collegio dei tre senatori questori di darci un taglio: stop ai benefici degli ex, la casta inizi a castigarsi.

Gli ex colleghi bruciavano nel 2009 775mila euro in voli, 551mila euro in viaggi in treno, 410mila euro in pedaggi autostradali. 

Totale: più di 1 milione e 700 euro. 

Basta, è troppo. 

Così, s’è presa di petto la questione mandando in bestia l’Associazione ex parlamentari, sorta di sindacato delle vecchie e onorevoli glorie.

L’ente, presieduto da Franco Coccia, deputato Pci dalla quarta legislatura (1963) alla settima (1976), ha perfino scritto a Berlusconi per lamentare e scongiurare il colpo di scure, in nome di una solidarietà di Palazzo. 

Non solo: vista la brutta aria, dal suo punto di vista, Coccia s’è rivolto pure al sottosegretario Gianni Letta: siamo pronti a mettere al servizio le nostre consulenze gratis pur di evitare una «discriminazione» tra colleghi.

Il senso della doglianza: perché proprio noi dobbiamo tirare la cinghia? E poi, in fondo, si tratta di cifre risibili, no?
All’epoca c’è stato un vero e proprio braccio di ferro ma alla fine ha vinto Schifani. 

Non per ko, tuttavia. 

Invece della mannaia s’è usato un meno doloroso tronchesino. 

S’è deciso, infatti, di togliere il telepass dai parabrezza dei vecchi inquilini di Palazzo Madama: al casello aprano il loro di portafoglio. Ma per treni e aerei? Beh, no.

Quelli sono ancora a carico della collettività seppur con dei limiti: ogni «ex» ha un plafond annuale di 2.200 euro spendibile ai check-in o in stazione. 

E poi mica per sempre: «soltanto» per dieci anni a partire dalla fine del mandato. 

Passato il decennio, torneranno a essere cittadini normali. 

A dire il vero inizialmente s’era pensato di garantire il privilegio per due legislature successive a quella finale ma...

E se poi di crisi in crisi le Camere si sciolgono prima? Si faccia dieci anni e non se ne parli più. 

A godere di questo indecoroso vizio, circa 250 vecchi senatori che di fatto hanno fatto dimezzare la spesa dall’oltre milione e mezzo a circa 550mila euro l’anno. 

Questo al Senato.
Alla Camera, invece, è un po’ diverso. 

Pure ai vecchi deputati è stato cassato il rimborso autostradale mentre rimane in vita quello per i viaggi in aereo e in treno.

Plafond annuale anche qui che però varia da un massimo di 1.200 euro a un minimo di 900, secondo calcoli complicatissimi che tengono conto di quante legislature abbia coperto l’onorevole finito in naftalina. 

In totale, a bilancio, vengono previste spese per 1 milione 200mila euro alla voce «rimborso spese sostenute dai deputati cessati di mandato». 

Un capitolo, questo, che negli anni precedenti portava via qualcosa come 2 milioni e mezzo di euro l’anno. 

Alla Camera come al Senato, comunque, si esulta: abbiamo praticamente più che dimezzato l’esborso.







Webmaster Emanuele Cosentino
Blog Capo d'Orlando

Il nuovo record della Regione in un anno 80 mila precari


Un numero spropositato di sussidi, contributi e indennità erogati nel 2010 per disoccupati, progetti di work experience e cantieri lavoro. In poco più di un anno il governo di Raffaele Lombardo ha creato un bacino di 80.050 persone che a vario titolo ricevono un assegno pagato con fondi pubblici per almeno 12 mesi, il tutto per una spesa record di 595 milioni di euro, in gran parte soldi europei e attinti dal Fas (il fondo per le aree sottoutilizzate).


Si gonfia la spesa pubblica e non si ottiene alcun ritorno sul piano della crescita e dello sviluppo. 


Dunque, non si creano veri posti di lavoro ma si aumenta solo il clientelismo.  


Soldi gettati al vento, perché le iniziative non sono mai state concordate con il mondo delle imprese né con i sindacati, la verità è che si stanno creando le premesse per nuovo precariato. 


E intanto, infuria la polemica sull'ultima iniziativa dell'assessorato al Lavoro che ha stanziato 6,5 milioni di euro per progetti di volontariato retribuito destinati a 8.400 soggetti svantaggiati e che avrà come tramite parrocchie e onlus. 


Una cosa vergognosa, che illude i siciliani.


Scorrendo l'elenco dei bandi pubblicati nel 2010 per iniziative di stage ed esperienze lavorative retribuite dalla Regione con sussidi mensili che variano da 500 a 800 euro, salta agli occhi l'enorme numero di progetti varati dal governo Lombardo.


La Regione ha stanziato 5 milioni di euro per 1.500 colf e badanti, 5 milioni di euro per 1.000 disoccupati che vogliono fare esperienze nel settore della pesca, e 40 milioni di euro per 4 mila senza lavoro. 


Iniziative alle quali occorre però aggiungere altri bandi, a partire da 256 milioni di euro per 33 mila edili disoccupati che saranno impiegati nei cantieri lavoro. 


A far scattare la protesta di sindacati e opposizione è il bando, annunciato dall'ex assessore Lino Leanza la scorsa estate e appena sbloccato da Piraino, che eroga un contributo di 500 euro al mese per 8.400 soggetti svantaggiati.

Chiamare lavoro quest'altra infornata di precari è un'offesa, Lombardo regala alla Sicilia un macigno con altri 8.400 precari, alcune regioni non hanno scrupolo nel continuare a incrementare i carrozzoni pubblici.






Blog Capo d'Orlando