giovedì 8 dicembre 2011

Con la maxi-stangata di Monti le tasse salgono al 47%

«L’operazione è andata bene, ma il paziente è morto». 


Non vorremo, fra un anno, fosse il commento del professor Monti dopo aver osservato gli effetti collaterali del decreto «Salva-Italia». 


L’obiettivo è di quelli che portano alla santità ma la cura a base di tasse e patrimoniale rischia concretamente di trascinare il Paese in una recessione più aspra di quella attuale e, per via dell’Ici, mettere sulla soglia di povertà più di un milione e mezzo di famiglie. 


La manovra-batosta disegnata dal governo innanzitutto porterà la pressione fiscale al 47% del Pil rispetto al 44% di oggi. 


E i calcoli sono fatti dall’ufficio studi Eutekne che serve anche l’ordine nazionale dei commercialisti. 


Insomma, roba super partes. 


Nonostante Confindustria e le parole di elogio all’operato del salvatore Monti, che la manovra sia recessiva lo dice chiaramente l’Istat. 


Avrebbe fatto risparmiare 19 miliardi di interessi sul debito, grazie al calo dello spread tra Btp e Bund tedesco, ma la manovra «tende ad avere un impatto complessivamente sfavorevole in termini di crescita», ha detto il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, in una audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. 


Per chi poi pensasse che c’è tempo per assorbire la botta dell’Ici, della benzina, della nuova tassa sui rifiuti, della deindicizzazione delle pensioni e pure dell’imposta retroattiva - senza precedenti costituzionali - sui capitali scudati, molto facilmente dovrà ricredersi. 


Probabilmente quando aprirà la busta paga della tredicesima. 


E la troverà spolpata dalle tasse.








Webmaster Emanuele Cosentino

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